La situazione è resa ancora più complessa dal fatto che il Kenya vive la peggiore siccità degli ultimi decenni e buona parte della popolazione è impiegata proprio nel settore primario. “Nel 2009 decidemmo di allargare il nostro intervento all’entroterra di Malindi anche per rispondere ai problemi che la mancanza di piogge stava creando” conferma Carolina Bernasconi, direttrice di Children of Africa. “Adesso però vediamo situazioni simili anche sulla costa”.
Già in quegli anni, infatti, le famiglie avevano cominciato a coltivare prevalentemente tuberi o altri ortaggi che hanno bisogno di poca acqua, spesso però senza successo. La famiglia di Eunice, una delle bambine che poi abbiamo inserito nel programma di sostegno a distanza, era solita coltivare mais. Quando i raccolti sono diventati troppo poveri, ha iniziato a fare come molti altri nell’area: bruciare legna per produrre carbone da vendere. Questo, però, ha aumentato l’abbattimento degli alberi, contribuendo a rendere l’area ancora più arida.
Altre donne, invece, abbandonati i campi hanno iniziato a rompere sassi per vendere pietrisco alle imprese edili. È stato ad esempio il caso della mamma di Mwanazo, un’altra delle bambine sostenute, che dopo la morte del marito ha sempre faticato a provvedere da sola ai figli. A causa del periodo di siccità prolungato ha iniziato a spaccare pietre per pochi scellini al giorno, ma gli acquirenti non sempre si trovavano quindi, prima del nostro intervento, succedeva che lei e i bambini rimanessero anche giorni interi senza mangiare.
“Siccità e aumento dei prezzi hanno un impatto notevole sulle famiglie più fragili e, quindi, sulla risposta che siamo chiamati a dare” conferma Bernasconi. “Il nostro sforzo è sempre quello di adeguare le attività alle necessità non solo del momento, ma anche della singola persona che stiamo supportando. Monitoriamo da vicino ogni famiglia per fornire ciò di cui ha più bisogno, si tratti di supporto alimentare o visite specialistiche. Stiamo inoltre promuovendo gruppi di lavoro per le donne dei villaggi rurali che, attraverso l’intreccio e la vendita di cesti in fibre naturali, possono avere una rendita che le aiuta”.