26 Giugno 2023

Children Press Office

I giovani al centro delle proteste in Kenya

Martedì in Kenya sono scoppiate violente proteste in seguito all’approvazione della nuova legge finanziaria. Nel corso della manifestazione alcune persone hanno assalito gli edifici del Parlamento a Nairobi, dando alle fiamme alcuni locali.

Oggetto del malcontento è il considerevole aumento delle tasse che riguarda soprattutto i beni di prima necessità. Le contestazioni dei giorni scorsi, prima che la legge fosse approvata, avevano spinto il governo a ritirare le imposte sul pane, sull’olio e sul valore delle autovetture.

Oggi però i manifestanti richiedono il ritiro integrale del testo perché sostengono che l’intenzione del governo sarebbe quella di compensare questi mancati introiti con l’introduzione di nuove tasse o con l’aumento di quelle esistenti, prima fra tutte quella sul carburante.

 

La risposta del governo

Il presidente Ruto ha scelto di tenere la linea dura contro i dimostranti. La polizia, supportata dall’esercito, al posto dei consueti idranti ha utilizzato i lacrimogeni e sparato sulla folla. Fino ad ora si parla di almeno cinque morti e decine di feriti.

Non è tutto. Secondo i gruppi della società civile, oltre cinquanta kenioti sono stati arrestati dalla polizia o “rapiti” da persone ritenute parte delle forze dell’ordine. Fra di loro ci sono molti attivisti e influencers che nei giorni scorsi hanno sostenuto la protesta e che sono stati prelevati in casa, al lavoro o ovunque si trovassero ben prima dell’assalto al Parlamento.

Anche la Croce Rossa dichiara di essere impossibilitata a intervenire in sicurezza, denunciando danni contro i suoi veicoli e violenze contro i volontari che trasportavano i feriti lontano dai disordini.

 

Il coinvolgimento dei giovani

Il Kenya non è nuovo a manifestazioni di piazza, anche violente, ma questa volta sembrano esserci un’intensità e una spinta differenti, dovute anche all’ampio coinvolgimento dei giovani.

“I giovani, soprattutto quelli che vivono a Nairobi, riescono oggi a sentire una speranza per il futuro” spiega Michele Senici, coordinatore dei progetti di Children of Africa. “La crescita sociale è possibile ma le nuove imposizioni fiscali non la faciliterebbero. Una tassa come quella sugli assorbenti che non vengono prodotti localmente, ad esempio, ha ovviamente generato scontentezza fra le donne, che sono sempre più consapevoli di poter far sentire la propria voce”.

Come sempre il Kenya vive al suo interno situazioni molto differenti soprattutto tra città e aree rurali. Nelle zone in cui opera Children of Africa, da Mombasa lungo tutta la costa fino al confine con la Tanzania, le manifestazioni non sono state così violente. Anche qui, però, si respira un’aria nuova. “Questa protesta è la prima nella storia del Kenya a essere iniziata sui social media” racconta Michele. “La promuvono i giovani della Gen Z che non sono mossi da tribalismo o appartenenze politiche ma da necessità reali e sogni concreti.

Anche il corteo di Nairobi ha una base allargata di persone pacifiche che hanno organizzato una protesta vivace ma colorata, piena anche di ironia e musica. Lo stesso è successo ad esempio qui a Ukunda, dove gli episodi violenti si sono ridotti al lancio di qualche pietra e al rogo di alcuni copertoni”.

I social network hanno avuto un ruolo importante nel consentire l’allargamento della protesta. In queste ore, però, in molti lamentano una diminuita disponibilità dell’accesso a internet.

Il governo aveva assicurato che non sarebbe intervenuto con limitazioni di questo tipo, ma la principale compagnia di telecomunicazioni del paese ha riportato interruzioni su due cavi sottomarini che permettono il traffico nel paese.

 

 

 

 

 

 

 

Al Mama Lorenza

Anche al Mama Lorenza’s Vocational Centre si discute naturalmente di questi temi. Spiega ancora Michele: “Le nostre studentesse guardano il notiziario tutte le sere e la direttrice Jane le aiuta a comprendere quello che succede nel resto del paese e nel mondo.

Le ragazze non sentono davvero queste questioni sulla loro pelle, perché quasi tutte provengono da zone rurali isolate in cui questi argomenti permeano poco. Non smettiamo però di stimolare la loro curiosità e il loro senso critico perché possano diventare cittadine consapevoli quando termineranno la scuola”.